Sullo stile del Copywriter

Un Copywriter può avere un suo stile o deve adattarsi alle esigenze dell’ambito in cui scrive? E perché?

Questa domanda mi sta balenando nella mente da giorni, da quando ho letto un commento su un articolo (perdonatemi, non riesco a ricordare quale) che diceva più o meno così:

Un copywriter deve avere un suo stile, riconoscibile, per il quale essere apprezzato e ricercato.

Alla prima lettura, di istinto, ho applaudito: è assolutamente vero! Un copywriter deve avere quel quid che lo differenzi dagli altri colleghi. Nei suoi testi deve riconoscersi, il suo stile è la sua firma, il suo watermark indelebile.
Dopo i 5 secondi di entusiasmo generale, mi sono fermato un attimo a pensare e né la cosa mi è sembrata così scontata, né soprattutto riuscivo a definire un perché.

Vediamo se saprò farlo qui.

Che cos’è lo stile?

Prima di tutto, è ottima cosa fare chiarezza sui termini. Cosa significa per uno scrittore avere stile? E cos’è?
Ogni scrittore ha un suo stile, bello o brutto che sia, variabile da storia a storia o meno. Non ci si scappa. Se scrivi, lo metti in mostra, sempre. È la forma di ogni testo, aristotelicamente parlando, che sia di un romanzo, un saggio o una poesia.
Con stile, si indica la capacità dello scrittore di articolare le frasi, di utilizzare la punteggiatura in un modo piuttosto che in un altro, la sintassi, la capacità di giocare con le parole. È il modo in cui lo scrittore farà emergere la propria personalità (inventata o meno che sia) e accompagnerà il lettore attraverso il testo.

Benissimo, questo vale per uno scrittore. Ma un Copywriter è uno scrittore?

Copywriter e scrittore non sono la stessa cosa

Anche se mi darebbe un senso di importanza radical-chic dire di essere uno scrittore di professione, purtroppo (o per fortuna) non lo sono. Sono un copywriter. Questo perché ci sono enormi differenze tra l’una e l’altra cosa. Prima fra tutte, il copywriter scrive per vendere.
Se scrivi e non vendi, non sei un buon copywriter.

[Lieve polemica: tralasciamo il fatto che se scrivi e non vendi non sei nemmeno un buon scrittore, per le leggi dell’editoria. Ma questo è un altro discorso.]

Uno scrittore tradizionale, che sia un Stefano Benni a caso o un blogger, ha un tema da sviluppare e lo svilupperà tentando di creare una connessione tra lui e il proprio lettore. Per fare ciò, farà emergere la propria personalità e creerà una sorta di empatia tra lui e il lettore. Come? Grazie al suo stile, appunto.
Un copywriter non farà nulla di tutto ciò. Se lascerà trapelare qualcosa della sua personalità, è perché è sicuro che ciò lo renderà più persuasivo.

[Tweet “Uno scrittore crea un collegamento tra sé e il lettore, un copywriter tra il prodotto e il cliente.”]

Scopi diversi, mondi diversi, utilizzo della scrittura in modo diverso.
TIN! Campanello d’allarme!

Lo stile del Copywriter

Se lo scrittore ha un suo stile grazie al quale crea empatia tra sé e il lettore, non è che forse anche un copywriter può utilizzare un suo stile per i suoi testi?
E ritorniamo alla domanda di partenza.
Stiamo parlando di due mondi diversi e di due modi diversi di utilizzare la scrittura. Se è vero che copywriter e scrittore sono due figure diverse, è anche vero che proprio per questo è sbagliato negare la possibilità di stile per uno in favore dell’altro.

Abbiamo visto che se per uno scrittore uno stile è necessario, per un copywriter è facoltativo, ma non è un fattore negativo.

Finalmente posso ribadire che sì: un copywriter può avere un suo stile, che si rispecchierà nel modo in cui farà presa nel pubblico. Il suo stile non avrà a che fare con la sua personalità, ma con il saper giocare con le parole, con il preferire una forma anziché un’altra.
Ciò lo differenzierà dagli altri colleghi e lo renderà unico.

E tu che ne pensi?

Un commento su “Sullo stile del Copywriter

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