ChatGPT è la fine del Copywriting? ChatGPT sostituirà figure nell’ambito SEO, Copywriter e Social Media Manager?
Queste sono solo alcune delle domande che il boom di questo nuovo strumento sta stimolando tra i professionisti di questo settore, evidenziando non poca preoccupazione.
Il fascino di un’intelligenza artificiale in grado di scrivere in pochi secondi un qualsiasi testo può comprensibilmente far storcere il naso a molti che hanno fatto della scrittura il proprio lavoro.
Sono tuttavia convinto che Copywriter, Web Writer o SEO non dovrebbero affatto sentirsi minacciati da ChatGPT o AI simili, ma anzi, entusiasmati.
Perché?
Un’intelligenza artificiale come ChatGPT è un modello di linguaggio di grandi dimensioni che è stato addestrato su un gran numero di testi scritti dall’uomo. Ciò gli consente di generare testo plausibile e coerente in risposta a determinate domande o prompt. Tuttavia, non può sostituire completamente un copywriter perché manca di alcune caratteristiche fondamentali che sono essenziali per questa professione.
In primo luogo, un copywriter deve avere una profonda comprensione della psicologia del consumatore e dei principi di persuasione. L’intelligenza artificiale può generare testo plausibile, ma non ha la capacità di comprendere in modo profondo come funziona la mente umana. Di conseguenza, non è in grado di creare messaggi persuasivi che si rivolgono ai bisogni specifici del target di riferimento.
In secondo luogo, un copywriter deve avere una solida conoscenza dei mezzi di comunicazione e dei canali attraverso i quali il messaggio verrà diffuso. Ad esempio, la scrittura per un sito web richiede una certa quantità di ottimizzazione per i motori di ricerca e la scrittura per una pubblicità televisiva deve essere breve e memorabile. L’intelligenza artificiale non ha la capacità di comprendere come differenti mezzi di comunicazione influiscono sulla ricezione del messaggio.
In terzo luogo, un copywriter deve avere una creatività e un senso estetico per creare messaggi accattivanti e unici. L’intelligenza artificiale può generare testo plausibile, ma non ha la capacità di generare idee originali o di valutare la qualità estetica del testo generato.
Infine, un copywriter deve essere in grado di lavorare in team con altri professionisti, come i responsabili delle relazioni pubbliche, i marketer e i responsabili delle vendite, per creare una strategia di comunicazione efficace. L’intelligenza artificiale non ha la capacità di lavorare in team con gli esseri umani in modo efficace.
In sintesi, ChatGPT può generare testo plausibile e coerente, ma non può sostituire un copywriter perché manca di comprensione profonda della psicologia del consumatore, conoscenza dei mezzi di comunicazione, creatività e capacità di lavorare in team.
ChatGPT
Un buon testo, questo citato, vero?
È stato generato, grassetti esclusi, proprio da ChatGPT, dando questo semplice comando (o prompt, in gergo): Spiega in 1000 parole perché un’intelligenza artificiale come ChatGPT non può sostituire un copywriter.
Ok, le parole non sono 1000 ma 286, ma il testo è esaustivo e, per punti (cosa che mi ha lasciato piacevolmente stupito), spiega chiaramente e in un buon italiano perché un copywriter non dovrebbe sentirsi minacciato da ChatGPT.
Ironico no?
Quindi, aiuto aiuto, un’AI può davvero sostituire un copywriter se sa scrivere così bene?
No.
I quattro punti elencati sopra, seppur pertinenti, tralasciano, a mio avviso, altri due aspetti molto importanti nella professione del copywriter che un’intelligenza artificiale non sarebbe in grado di soppiantare.
1. Documentazione
Per scrivere, qualsiasi testo, dal semplice copy per un post sui social ad un articolo, serve documentarsi. È una cosa che noi Copywriter conosciamo bene, visto che interessa una buona percentuale del tempo necessario a scrivere un testo.
Se ChatGPT è in grado di documentarsi in brevi istanti, noi abbiamo bisogno di ore: questo è un punto a suo favore, ma ChatGPT non è infallibile, o meglio, non è in grado di essere precisa ed esaustiva se il prompt non è chiaro ed esaustivo lui stesso.
Per esserlo, chi lo scrive deve essere consapevole di ciò che vuole ottenere. Deve dare in pasto all’AI dati che lei può rielaborare. A testo redatto inoltre, c’è sempre bisogno di qualcuno che legga il testo e controlli che tutto sia corretto, che le parole chiave siano inserite in maniera naturale e che il testo scorra naturalmente durante la lettura.
In sostanza, senza conoscere bene l’italiano e senza conoscere bene l’argomento su cui si vuol scrivere, l’utilizzo di ChatGPT lascia il tempo che trova e, senza la supervisione del professionista, l’AI potrebbe anche generare un lavoro mediocre se non scadente.
2. Stile di scrittura
Come già avevo scritto nell’articolo Sullo stile del Copywriter, ogni Copywriter ha un suo stile: lunghezza delle frasi, punteggiatura, lunghezza dei paragrafi, sintassi e via dicendo. Uno stile personale che sarà sempre presente anche se il tono di voce utilizzato per questo o quel cliente cambia di volta in volta.
Questo stile non può essere replicato da un’intelligenza artificiale. I testi prodotti da un’AI sono neutri, impersonali. È certo possibile chiedere all’AI di riformulare il testo utilizzando un certo stile, ma non sarà mai il TUO stile.
Conclusione
Concludendo, ChatGPT è una grande rivoluzione ed è sicuramente uno strumento molto utile e di supporto per la professione del copywriter, ma ha necessario bisogno di controllo umano per generare testi di qualità. Qualità che come sappiamo è tutto.
I copywriter possono tranquillamente considerare ChatGPT come la loro migliore amica quando si tratta di ricerca di mercato, di creazione di bozze o spunti per vari testi (risparmiando un sacco di tempo), ma non dimentichiamo che la vera genialità del copywriter viene dalla propria mente, non da un algoritmo.
E per il futuro?
Difficile far previsioni su come evolverà questo strumento. Sicuramente saprà perfezionarsi sempre di più e considerando la mole di dati che sta immagazzinando, vedremo creazioni sempre più sofisticate. È probabile che le aziende comincino a esternalizzare la creazione di contenuti ai software invece che ai freelance, ma ci vorrà sempre qualcuno che dovrà riconoscere la validità di questi contenuti e collocarli correttamente in una strategia comunicativa.